giovedì 28 giugno 2012

Quando una poesia ti fa impressione per la mancata appartenenza.





Di te, da tanto tempo, io non ho più notizie.
Ma che dolci ricordi son quelli in cui ti vedo,
o mio lontano amore, o mia divina Lou,
accetta che il devoto la tua bellezza adori!

E' proprio questo d'oggi il giorno d'ispezione,
poco dopo, mia Lou, ce ne saremo andati.
E' questione di giorni. Non ti vedrò mai più,
non torneranno più quei bei giorni passati...

Come posso saperlo se tu mi ami ancora?
Le tronbe della sera gemono lentamente.
Davanti alla tua foto, o cara Lou, t'adoro
e tu sembri sorridere al tuo lontano amante.

Non so nulla di te! Se sei morta o sei viva.
Cosa sei diventata? E sono ancora vere
le promesse d'amore che hai fatto al cannoniere?
Come vorrei morire su quell'ignota riva!

Come vorrei morire nel fulgore d'oriente,
quando a Costantinopoli entrerò da crociato.
Il tuo ritratto in mano morire sorridendo
davanti al dolce mare verde azzurro smaltato!...

O Lou, mia immensa pena, Lou mio cuore spezzato,
come il suono di un corno la tua voce risuona,
io rivedo lontano, stupefatto e lontano,
quel tuo tenero sguardo col quale m'hai stregato.


lunedì 25 giugno 2012

- Cesare, Dio senza Trono -



Troppe parole sono inutili.
Cerchiamo una sintesi poetica,
che consumi l'anima
e ci butti a terra,
in ginocchio,
squarciando la carne.

sabato 23 giugno 2012

- Mariposa -






Adoro la tua voce, spartana e rabbiosa
quando da sola svetta tra le cime dei suoni terrestri.
Le mie gote diventano rose dell'aurora, se con le
tue mani ogni mia minima paura arresti.

Dita nodose come i rami delle antiche querce
mi danno riparo dalla pioggia celeste, mentre
sollazzano il mio cuore le tue argentee parole e
vivacemente lo privano della sua corazza di ghiaccio.

La mia anima ormai senza te non può stare, come una
farfalla che ha trovato il suo fiore e più non lo può lasciare.

Ora prova a leggere in fila
le parole che iniziano ogni verso.
C'è una sorpresa.

giovedì 21 giugno 2012

- Kala -


Tic-tac. Tic-tac. Tic-tac.
L'orologio della vita scorre minuti, giorni, anni.
Una frenesia senza fine, non ci fa capire quante siano le piccole gioie che ogni giorno ci si presentano.
Tic-tac. Tic-Tac. Tic-tac.
Era da tanto che non tornavo in Piazza San Marco.
Avevo dimenticato la bellezza dei suoi spazi, la perfezione della sua architettura, e la sicurezza donatami dalle sue mura senza tempo.
Mi ricordo quando il babbo mi ci portò, un giorno.
Era il mio compleanno. Era un giorno d'aprile.
Sentivo l'aria fresca che mi faceva venir la pelle d'oca, ma subito riscaldata dal sole splendente. 
Avevo un vestitino color acquamarina, un nastrino nero tra i capelli e delle scarpine lucidissime, fatte dal
mio povero nonno.
Il babbo mi fa: Kala, guarda. Guarda quanti piccioni. Perché non dai loro da mangiare? 
Dai, che poi ti porto sulla gondola e arriveremo fino il mare!
Mi ricordo ancora quanto bello fosse il babbo, giovane, con la sua barba rosso fuoco e le sue mani grandi ma gentili.
Ero un po' titubante nell'avvicinarmi a quella mandria di esseri svolazzanti, circondata da piume e occhietti vispi.
Ma il babbo mi mise in mano un pugno di grano, mi prese all'orchetta, e ridendo come un bimbo, mi portò lì in mezzo e ci mettemmo a girare per tutta la piazza.
Ridevo. Ossì, quanto ridevo. E urlavo!
Dicevo: babbo, babbo! Più veloce! i piccioni se ne vanno via!
Sembrava che il tempo si fosse fermato, che quel momento di gioco e amore sarebbe durato per sempre.
Il babbo ci lasciò qualche mese dopo. Una mina non segnalata ce lo strappò dal cuore.
La mamma non resse al dolore. Mi disse:
Piccola Kala, il babbo è solo. Necessita delle mie cure. 
La vidi prendere quel nefasto treno. E poi il nulla.
Ora che son madre anche io, del piccolo Manfredi, non potevo non portarlo a piazza San Marco.
Volevo che fosse felice come lo fui io quel giorno di tanti anni fa.
Anche lui, è un po' in disparte, spaventato dallo stormo di affamati esserini.
Io son tornata ad essere quella bimba dal vestito acquamarina, a stringere in pugno il grano dorato, stretta alle braccia del babbo.
Manfredi mi corre tra le braccia: Mamma, mamma! Voglio imparare a suonare la fisarmonica! 
Piccolo mio, tu potrai far tutto. E io ti sarò sempre accanto. Come le mura di questa piazza, sarò per te una fortezza.
Porta sempre con te i più piccoli ricordi, perché senza di essi, saremmo vuoti e non sapremmo quanto amore possiamo in realtà dare.



- San Clemente di Raymond Depardon -

Siamo un buco nero.
Probabilmente tutti adatti al manicomio.

E tutti con il bisogno di nascondere il nostro viso sotto la sabbia, dietro una giacca, tra i palmi delle nostre mani.

mercoledì 20 giugno 2012

- Memento pt. 1 & 2 -


1. Ti avrei donato il mondo
se solo me l'avessi permesso.
Ed ogni tuo bisogno
avrei soddisfatto,
con le mie braccia aperte 
ad accogliere ogni croce.
Ma solo la tua ombra
tu mi hai concesso;
l'affinità incompiuta
di un vuoto comune,
che io mi son illusa
di far combaciare
con te.

2. Dannata sia la mia timidezza,
morigerata fino al midollo,
che mi impedisce di compiere
un singolo passo
verso quel porto sicuro che è
il tuo abbraccio.
Un abbraccio che però sa di sale,
come l'acqua marina che,
evaporata,
su di me non lascia che il suo scheletro.
E fa male.

- Leo -


Io mi chiamo Leo.
Perché sono come un leone: vivace, irrequieto, istintivo, coraggioso. I miei compagni mi ammirano.
Sulla nave dove ogni giorno faccio partire i siluri, sudando come nella savana tra i vapori della sala macchine, mi rispettano, perchè non lascio mai il mio posto. Combatto fino all'ultimo. Guardo in faccia la morte. E ne rido.
Perchè so che il valore è la mia spina dorsale, e l'orgoglio il mio midollo.
Oggi sono qui, seduto su un divano di pelle.
Non sono abituato all'aria chiusa di una stanza e al suo silenzio.
Ormai mi è familiare l'odor del sale che le onde sprigionano e il verso dei gabbiani che danzano nel cielo.
Ormai mi è familiare far luccicare i miei verdi occhi alla luce del sole allo zenith e guardare l'orizzonte vuoto e infinito.
Ormai mi è familiare sapere che forse domani potrei non esserci più.
Ma oggi torno a casa. Sono spaesato. Ho ricevuto una lettera giorni fa. Un amore che pensavo di non avere più.
Un amore che pensavo mi avesse dimenticato e avesse smesso di aspettarmi. Pensavo di non aver più nulla che mi legasse alla terra. Che fossi ormai destinato a guardare nel profondo dell'oceano senza scorgervi un volto, tra i suoi riflessi.
Ho finito il mio bicchiere di whisky per la seconda volta. Ma ancora i miei nervi non si sono sciolti. Ancora sento i nodi girarsi e stringersi. Peggio delle corde che intrecciavo ogni giorno, trecce complicate che la mia anima tesseva, perché cercava qualcosa di sicuro e saldo, che non si potesse spezzare. E incrocio le braccia a tal ricordo.
Vorrei poter dire al mio amore lontano che in realtà ho bramato dal primo giorno di tornare nel suo abbraccio, poggiare il viso sulle sue spalle e sentire calde lacrime scorrere giù, inebriato dal profumo dei suoi capelli, intenso come quello di un campo di lavanda.
Però so che quando stringerò a me il suo corpo, morbido e avvolgente, tra le lacrime che verserò ce ne sarà una anche per i gabbiani, le onde, il sole e per quando guardavo in alto il cielo nella sua ignota infinità, con una stretta al cuore tra il terrore e il sublime, sapendo che potesse essere per l'ultima volta.

- Requiem -


Proviamo a testare
la maturazione dello sciocco.
Proviamo ad accantonare
rancori e sorrisi.
Con un sorso
beviamo
la memoria dell'inverno
e sterilizziamo la terra
con piscio dorato.
Ma desolazione
sa anche rigenerarsi.
E fiorire di nuovo
tra complici sguardi,
carezze fugaci
che non lasciano impronta,
ma solo un alone
dell'abbraccio regalato. 

- Grave -


Aspergi
il martoriato
mio corpo
col benedetto
sangue
del tuo
cuore.

Incorona
il ramingo
mio capo
con l'alloro
dorato
delle tue mani
affusolate.

Guardare nei tuoi occhi
è come ammirare un infinito tramonto.
Muori piano piano, 
nel modo più sublime che esista.
Esplode infine il nero della notte,
impreziosito di argentate stelle, 
che risplendono,
come la filigrana tra i tuoi capelli. 

- 157 -


Ho finalmente scoperto quanto le parole siano importanti.
Sono spade e sono rose, che squarciano e pungono.
Certe volte sogno di trapassare la pelle con tali aghi
e vedere se sotto sotto
è dolore
o piacere
quello che provo.
Sono le uniche a farmi piangere, nel bene e nel male.
Le uniche a farmi ricordare
che non c'è stata mai un'età dell'oro,
ma solo terra fecondata qua e là,
ritrosa a concedere i propri frutti.
Ho finalmente capito quanto le parole siano pesanti.
Sono massi che fanno piegare la schiena
e guardare fisso a terra.
Sono il sale sulle ferite aperte
e sono l'ambrosia di ogni amplesso.
Sono i sussurri che di passione
fanno flettere e tremare
ogni articolazione 
e sono la pressione che
nella mente crea spasmi
apparentemente irrisori ma che poi, la notte,
ti fanno accoccolare come un feto.
Sono la malinconia delle promesse non mantenute
e degli affetti malriposti.
Sono le vesciche tra le dita delle mani 
venute per il troppo pregare
la speranza vana.
Sono la trasfigurazione dell'amore
che mai ti ha fatto sentire
così sola e umana. 

- Ectoplasma -


Tetro rossore
che colpisce il cuore
tra i fantasmi notturni.
Solitudine e livore,
è in realtà fragile
davanti lo specchio
delle sue lacrime,
che ricama
con perle e foglie
argentate.
Livido
ventre
accogliente
per chi non è più.
Arido e tagliente,
le sabbie dell'incertezza
son trasformate in sentieri
dalle impronte profonde
di una bimba mora
e del suo orsetto,
arresosi con lei.
" Se la vita è triste e fatta da
mani vuote
incapaci di stringere un cuore
senza spolparlo, 
io spero
sì, io spero
di essere avvolta dolcemente dal manto nero,
con il tuo sapore sulle labbra
e gli occhi aperti,
verso il cielo ". 

- Rosa Bianca -


Raccontare la propria storia è sempre difficile
E' come spaccare un'imene
La prima volta
E' l'ansia soprattutto
antecedente: cosa? come? quanto?
In fondo è normale, se non banale:
10 dita, di cui quattro storte
due occhi gonfi color dei tronchi
naso antico ferrato e bucato
e sotto si schiude una rosa carnosa
che ha paura a dire ciò che risuona in gola.
Spalle larghe, forse troppo, come i fianchi
e carne che avanza e modella le forme
e il petto tatuato con parole sognanti.
Ci son poche ossa da vedere
ma son state tutte spezzate
una volta 
come il cuore
sempre una volta.
L'1 è il numero fondamentale,
anche se non si impara mai, perché si torna sempre a quello che si è fatto.
C'è più nero qui che in un pozzo di petrolio. 
C'è più paura qui che nell'antro di un mostro.
E le viscere che si torcono
per un peso sconosciuto
che arresta il respiro,
che non è più nemmeno vapore.
Vorrebbe piangere, ma cementate son le palpebre.
Gli occhi diventano lucidi
solo con un film di giovani morti
che non battono ciglio di fronte la ghigliottina 
FREIHEIT!
Ci sono ancora battaglie da combattere?
Perché io non mi riconosco più. 

- Nembo -


Posso piangere? Sì.
Perchè io son la Regina della Pioggia.
Ho chiesto alle nuvole
di farmi da cuscino.
Stringo forte le mani
afferrando il vuoto novembrino.
La mia corona
è fatta di lampi
ma per quanto illumini
è il buio che avvampa.
Soffoco con i cicloni
Requie non ho.
Ma posso piangere? Sì.
Perchè sono acqua pure io.
Anche se non ho diamanti dentro di me
Ma solo nebbia
e foschia.
Ma posso piangere? Sì.
Rugiada segna il
volto e il petto.
Evapora con le prime luci del mattino.
Ma per un attimo, solo uno e soltanto, racchiude 
l'arcobaleno. 

- In Paradiso tutto va bene -


Vorrei che il mio viso
fosse per te una carta geografica
e i miei Nei
i luoghi da esplorare.
Ti sapranno guidare
come le stelle di una costellazione,
tra i rami inspessiti
delle mie ciglia ricurve.
Sentirò le tue dita scorrere
lungo la mia pelle di neve,
a tracciare percorsi
solcati dal fruscio segreto
delle tue labbra.
Ma lo spettacolo è ormai finito.
E sola son rimasta a salutare dal palco
con il mio fazzoletto bianco,
stringendo in un pugno
i frammenti di ciò che hai dato per scontato.
Non rimane poi che polvere rossa.
Che soffio via nel vento,
non dimenticandoti. 

- L'Uomo del Fiume mi ha raccontato una Storia -


Sono 5 le foglie rimasteci
per ogni dito della nostra mano
per ogni lacrima che abbiamo versato.
Sono 4 le foglie rimasteci
per le nostre coppie di occhi splendenti
per i nostri arti doloranti.
Sono 3 le foglie rimasteci
per i nostri incontri infausti
per i nostri idoli svaniti.
Sono 2 le foglie rimasteci
per le nostre bocche sussurranti e avide
per le nostre membra contratte e madide.
E' 1 la foglia rimastaci
a proteggere il nostro cuore.

So che l'Autunno arriverà presto.

- Zollette di Sale -


Continuate pure a pascere nei vostri piatti ricolmi,
con i vostri sguardi vuoti 
ad osservarmi nuda.
E' solo guardando negli occhi solitari del mio gatto
che mi rendo conto che questo è reale.
Sento le mie palpebre calare
e prender forma nuove geometrie,
come le costellazioni.
Ho fame.
Ma se mangerò, mai più volerò.
Se mi concederò, forse precipiterò.
Mi dicono che sono triste, ma
il qualcosa in realtà è il nulla.
Sento grattare
il fondo del mio cuore;
forse ho un problema
ventricolare.
Il sangue non corre e 
il Buio arriva.
Ma è come un rifugio ormai.
Antico e familiare.

- Amare Somme -


Abbiamo posato la nostra orma fantasma sull'inizio di un nuovo cerchio, già indistinguibile tra quelle dei tanti ieri.
L'unico augurio è sopravvivere, poichè i pesi sono tanti e fanno affondare le membra intorpidite nelle sabbie della memoria.
Ricordo gli occhi azzurri di mia nonna diventare un cielo rischiarato da un suo sole, alla vista di un gioioso caschetto castano e una canottierina bianca.
Ricordo l'odore della sigaretta consumatasi tra la fessura delle labbra di mio nonno, mentre raccontava abbracciando una bambina ingenua, le storie della guerra combattuta in navi di piombo.
Ricordo i lego a costruire intere città da mio padre, che voleva solo regalare un mondo intero ad un ridente maschiaccio che disegnava squali dei mari profondi perchè voleva andarci a parlare.
Ricordo i passi leggeri di mia madre al ritorno dal lavoro, e l'attesa del suo abbraccio, del suo rimprovero, della sua voce, delle sue calde mani a colorire le gote gelate di una bimba troppo spaventata.
Ricordo quando stringevo a me il mio cane, credendolo l'unico che non potesse tradirmi.
Ricordo le persone che se ne sono andate, anche se non lo volevano.
Ricordo le persone che se ne sono andate, per semplice forza di cose.
Ricordo i pomeriggi passati seduta sola tra l'erba, al sole delle 4, a cercare quadrifogli.
Ora ci sei Tu, che mi hai preso per un pesce pronto ad abboccare al tuo amo, non curante che ogni volta mi impedisci di respirare.
Ora ci sei tu, che sei riuscita a strapparmi cose che credevo mie per sempre.
Ora ci sei tu, che preso dalla foga della tua ipocrisia e aridità, hai tradito la speranza di mia sorella.
Ora ci sei Tu, amore della mia vita, delusa nuovamente dal silenzio delle persone.
Ora ci sei tu, o uomo impegnato, che per attimi scruti fremente la mia bocca, ma sei spaventato da ciò che porto dentro.
Al sole delle 4 del primo giorno del nuovo cerchio, sono tornata tra l'erba in cerca di un quadrifoglio.
Ma ho trovato solo un ramo secco, che mi ricorda solo quanto facilmente possiamo spezzarci. 

- Crescita Ritrovata -


Distrutta per aver osato
Tutti i respiri
I sussurri
I sospiri
Pallida, ormai, per il sole non più visto
Son all'angolo, messa da parte
Piccolo inganno, l'illusione di un momento
Voli pindarici
e trovarsi soli, odiando i propri sogni
" Voglio?"
Una placenta che nutre e soffoca
Pelle fumante
Regno meccanico del vuoto
Estinto è l'Amore, polvere nei tuoi occhi
Stracciata e nuda, non ho direzione
Spine dilaniano
NON SENTO
Persa/Perduta
NON SENTO
NON SENTO
NON SENTO
Facendo-mi male
Il fantasma di me stessa
Affogo
Ma dammi il tuo respiro,
Resuscitami.

- La Sirena -


Perchè tu sei 
come il canguro.
Mi accogli nel tuo ventre
per non farmi tremare.
La lontananza
all'unisono ci fa cantare e,
come il tamburo
non può sottrarsi a 
battere il tempo,
così i nostri cuori,
se uno cede
l'altro s'arresta.
Ed è un filo rosso
il connettore
delle nostre linee della vita,
così che i nostri palmi,
stretti l'uno all'altro,
coincidano.
Perchè i This Mortal Coil mi dicono
di rivelarti 
che se
mi trovassi in un
Vortice di Pena,
saresti solo tu la Sirena
che potrebbe confortarmi.

- Firmamento -


Il capitano disse:
soldato, hai fatto il tuo lavoro.
Ora vattene, non servi più.
Ho letto le tue parole
scritte con sangue coagulato.
Quel che è fatto è fatto.
E il tempo, non è più.
Macigni che cadono
Son le mie ossa,
bianche come i tuoi occhi che
vita non hanno più.
Mi è stato detto
che amare è 
dare,
anche l'anima quando necessita.
Mi è stato detto
di sopportare,
che siamo ruote
arabescate,
che in moto mettono il proprio universo.
Ma se soltanto un piccolo
gancio
si spezza, 
immoti noi cadiamo. 
In una pozza di liquidi amniotici.
Da soli.
Perchè Dio non c'è.

- Seta -


Seta.
Che avvolge.
Leggera.
Vibrante.
Fluente.
Seta avorio
La tua pelle,
Fresca e calda.
Involucro sacro
della tua Anima
Brillante.
Seta porpora
Le tue Labbra,
Vive e sanguigne.
Sigillo intarsiato
lascia segni incandescenti
sul mio misero Corpo.
Seta caligine
i tuoi Occhi,
nebbia iridescente.
E' acqua/specchio riflettente
il mio vero Io.
Seta ebano
il tuo Sudario, 
sereno e raccolto.
Lacrime del cielo
cadono su di te,
come gioielli ancora
Grezzi 
ma Innocenti.

- Foglie -


" Amore mio ". Lo so,
le parole volano 
leggere
si perdono
dimenticate
inflazionate,
ripetute
ma non ascoltate.
" Amore mio ". 
E' solo
lo sguardo
fugace
di un attimo
tra un bicchiere
e un altro, sotto
la luce pigra
stanca di un
vecchio pub, sotto la pioggia
sotto il fumo.
" Amore mio ". 
Il piacere 
una volta 
sola
del sentire il respiro
il sospiro
il meccanismo,
bocca, labbra, lingua
articolarsi
" Amore mio " .
Dirlo senza remore
senza paura
senza voler -
mi  
Male.
Pensiero come etere.
Poterti dare il
tuo giusto Peso
concreto
“ Questo è il Tuo corpo, Questo è il Tuo sangue “ ,
solo una
volta
all'ombra di una luce
di un vecchio pub
sotto la
pioggia.

- Bussola -


Questo è il rumore
familiare
dei tuoi passi
pesanti
leggeri.
Sembra che nessuno possa ferirmi.
Scudo evanescente.
Ci sei e non ci sei.
Reale e chimerico.
Ti mancherò
tra i boschi del tuo
Io?
Sterminato focolare,
avvolgi tutto
nelle tue mani
l'universo intero.
Troppi passi
troppi salti
troppe note
troppi battiti.
Mi chiami.
Ma se io mi volto,
solo la tua voce.

- Ad un passo dal fiume -


Ti vidi
Era una mattina di primavera
La tua Luce
Già risplendeva attraverso

Medicina
Per tutte le mie ammaccature
Curioso Veleno
Per le mie papille gustative

Come la corrente del fiume, tu sei così magico

Finalmente te lo dissi
Attraverso la mia cassa toracica, tu sei una Cascata

Anche sapendo che devo nascondermi
Anche sapendo che devo morire

Le lacrime
Fanno diventare i miei occhi verdi
Tu sei l'acqua
Che trasforma la terra in alberi

Come la corrente del fiume, tu sei così magico

Il mio viso tra le tue mani
Posso vederti piangere
Sentendo il tuo odore
Stando nel tuo abbraccio
Sono felice di morire

Tutte queste melodie
Mi raccontano cose terribili
Tutte queste fiamme intorno
Ora sono sveglia

Sono un cuore di fuoco
L'oscurità è a pezzi

Anche sapendo che devo nascondermi
Anche sapendo che devo morire

Sono tra fiamme
Dove sei?

- L' Eterno Cordoglio -

Oggi ho provato l' Estirpazione dell' Anima.


( 17/01/11)