lunedì 11 novembre 2013

- Émeraude -


Non vedi
il mio corpo esanime
Uno spettro
sono invisibile
Sai che mi puoi
di nuovo uccidere

se mi nomini nel
vento di novembre.

Taglia ancora
nel profondo arriva
Sii tempesta-e
non guardarti indietro
Perché ogni impronta so
che rimarrà

Stigmate che brucerà
l'oceano

Solo per te.






mercoledì 2 ottobre 2013

- Canzone d'Autunno -



Finirà questa voce?
Finirà finirà
Finirà questa voce?
Finirà finirà
Finirà questa voce?
Finirà finirà

Sto aspettando il tuo silenzio nel mio cuore
Come il nulla spaziale dopo un'esplosione
Sto aspettando che tu ti riduca in macerie
Finché tu non sarai che terra
Da calpestare.

mercoledì 7 agosto 2013

- Boreas -



Scivola
Scivola
Scivola
in me

Soffoca con me


Torpedine

Scivola
Scivola
Scivola
in me

Diventa marea

Tu sei
il mio Re






sabato 3 agosto 2013

- Confiteor -



E' già
ora di Compieta
mi avvolgo nel velo
della sera
In ginocchio
novella Capinera
mi ritiro
in solitaria preghiera


Il Padre
dice: "sorella,
sii sempre pura
e limpida"
ma io
nella mia cella
non posso far a meno di
sospirar

Capinera
sii mesta Madonna
negato ti è il
porpora
ma io a Sua immagine
non mi sento fatta
perché in segreto
amo il mio peccato

Aquerra Goity
Aquerra Beyty


Nunc dimittis servam tuam, Domine,

secundum verbum tuum in pace.

Ho detto
tutti i miei carmi
e un magico gioiello
sognerò
come cilicio
si addentra piano
nelle carni
ma è solo un po'
più umido


Aquerra Goity
Aquerra Beyty


Nunc dimittis servam tuam, Domine,

secundum verbum tuum in pace.




giovedì 25 luglio 2013

- Nuova York -


Oggi
credo che non mi alzerò
Avvolgimi
perché come un coltello
l'amore trafigge


Bixhe
Tu sapevi il peso
della carne

Macigni
alle mie caviglie
per non nuotare

Ma nell'abisso tu

mi hai trovato
E ogni costola
mi hai ridato

Oggi 
credo che mi alzerò
Anche se è tardi
A volte
la sua ombra

brucia ancora

Ma le tue mani
sono d'argento
Spilleranno 
questo veleno

Insaziabile

mercoledì 24 luglio 2013

" Solitudine " di Nero Sabato



Nulla è il mio nome 
meno la mia sorte 
E landa selvaggia il mio destino
Ferme le nuvole, lontano il sole 
Tutto quel che avevo ora è cenere

O, dove andrò e cosa potrò far? 
A te solo penso, insoddisfatta. 
Ti ho chiesto Rimani tu hai riso di me. 
Piango ancora nella mia solitudine.

Tu sei da solo - il mondo è un deserto 
Credo andrò a casa - mi aspetta il lamento 
Piango e penso, non so far altro. 
Tutto quel che ho di te è il ricordo.

mercoledì 3 luglio 2013

- La Signora del Radiatore -



Sono cresciuta in una bolla d'aria
dita un po' storte labbra rosse
gemme rubino che hai assaporato dall'inizio
e mi piaceva non sentirmi più così candida

oh marinaio per te i miei nei eran isole
hai tracciato con le dita una nuova costellazione

ma ora che lo show

è finito
sono sola sul palco
a cantare "addio"

ci sono offerte per tagliarti le vene d'estate

stagione dalla più fervida decomposizione

e ora che saluto

con il mio velo bianco
so che in paradiso
è tutto risolto

e anche tu
imparerai
a leccare ogni fessura
della croce tua
un pasto di
cenere
per saziare questa fame
di pelle nuova
di calda vulva.


- Amarcord -


Ho stretto
le mani
sulla brezza
mattutina
ma
ribelle lei,
mi tagliò.

Ho appoggiato
il mio corpo 
nudo
su un monolite
di pietra blu.

Il suo gelo arrivò
a fendere
il mio cuore.

Ho sognato
di esser dea,
artefice
di ogni forma
esistente.
Ma
la mia immagine
amore lo sai è 
imperfetta,
come te.

Latte amaro
solo
ti porgerò
nutrimento
amaro
come te.

Ma se chiudo 
gli occhi
torno bambina,
se chiudo 
gli occhi
sento ancora 
la lavanda.

Amore mio,
c'era un cerchio d'avorio
a racchiuderci.

Amore mio,
il mio viso una volta
stringevi,
forse tornerò. 

Ma ora niente
Nelle mani
Bimba amara
come fiele
Da lontano 
sei bello sempre
come un'eclisse.

mercoledì 26 giugno 2013

- Plutone -


3 gocce

Ho male qui
Nascondi
Questo cuore qui
A terra siamo tutti uguali

Vermi nudi e soli

Non vedi

l'ombra che è in te
Solo pece
infernale
Vorrei tornare all'Inverno
a osservarti in uno scrigno

Petali di papaveri
Tra le coperte
Cerco tra le chiavi
Quella per chiudere
le Ferite

Nera notte
Lei geme
Era buono il suo cuore
da mangiare

Per te è sempre tutto semplice
Non senti il peso delle ossa frantumate

Petali di papaveri
Tra le coperte
Cerco tra le chiavi
Quella per chiudere
le Ferite.

venerdì 21 giugno 2013

Verità




 Spesso il male di vivere ho incontrato: 
      era il rivo strozzato che gorgoglia, 
      era l'incartocciarsi della foglia 
      riarsa, era il cavallo stramazzato. 

5    Bene non seppi, fuori del prodigio 
      che schiude la divina Indifferenza: 
      era la statua nella sonnolenza 
      del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. 


- Eugenio Montale



domenica 9 giugno 2013

- 8 Okta -


Regina mi chiamano

della pioggia d'Autunno
Mi nascondo a piangere
in un cuscino di nuvole
Stringo forte le mani
sulla mia corona di Lampi

Ma è il Re
del Buio
a vincere

Soffoco con i cicloni
Requie per me è la polvere
Ma posso piangere
perché
Non ho diamanti in me
Ma una nebbia di viscere

Ed è il Re
del Buio
a vincere

Lo senti il Lupo arrivare
Tempesta è il suo cuor d'animale
Le senti le fauci schioccare
E il sangue caldo colare
E' il mio spettro che urla là fuori
E' il mio spettro che muore là fuori

mercoledì 5 giugno 2013

- Like the Rain misses the Desert -


mi sono immaginata che andavamo sulle montagne russe ero trasportata dal vento e il vuoto mi risucchiava come il ventre avido del mostro sotto al letto a tratti eri sfocato avevo paura pensassi che non fossi abbastanza coraggiosa ma di buttarmi ho sempre avuto voglia e ci ho provato pure stavolta qualche corda si è spezzata dentro me, ma sai, si riallaccerà e in fondo le cicatrici non sono forse pagine di un grande libro? fossero tutte bianche che ci sarebbe di divertente? il prezzo è che ogni tanto riprendono a sanguinare ma così si inventano nuovi alfabeti e tu potrai leggermi in modo diverso quando vorrai ogni tanto mi riascolto quel vinile di natale incartato alla meglio e scopro che pure io ho una parte fatta di miele me ne vergogno un po' lo sai di scoprire i miei segreti vorrei essere un menhir stagliato nel cielo imponente ed eterno scalfito ma ancora in piedi invece qualche sera cedo e ti sogno in una notte d'estate con la luna alla finestra tra lenzuola nere l'acqua del lago a pochi passi da noi parliamo di come affrontare la morte che un giorno tutto sarà polvere però io ti sfioro il braccio e tu sei lì con me ma mi sveglio stremata perché ad abbracciarmi era un'ombra che al mio compleanno mi disse che ogni anno è peggiore del successivo è una storia che si ripete come i cerchi dei gabbiani nei cieli che vedevo da bambina a isola polvese ma ricostruirò questa pelle fatta mosaico come ho sempre fatto con la solita colla fatta di sale però vorrei sapere se ogni tanto ti manca la mia saliva e la mia s strisciata per curiosità di soma umana tutto qui probabilmente sono io a insabbiarmi come una tartaruga troppo pesante per un mondo che va avanti così velocemente.basta così.

domenica 19 maggio 2013

- Axiokersa -


1.

Sono una lucciola intrappolata in un bicchiere.

La notte è lunga e non sentirò la brezza del mattino.
La mia luce si spegne, come la fiamma di una candela.
Un ultimo battito in questa mia gabbia di cartilagine.
Sento il sollievo della staticità baciarmi come una madre velenosa,
ormai le iridi non contengono più la linea dell'orizzonte.

Novembre ci ha fatto nascere tra la nebbia dell'animo.
Esseri autunnali che amano la perdita e il cordoglio.

Amore, dimmi se mi hai dedicato una stella
ché tu per me sei un astro in eclissi,
che riesco a guardare solo nell'ombra. 

2.

Oscuri i mesi di Zefiro.
Persefone discorde,
un seme di oppio 

per tornare all'Inverno. 
Spero conserverai 
la mia grafia dorata,
anche se per te sarà solo 
ottone ossidato.

mercoledì 8 maggio 2013

- L'incarnato mi duole -



Devo contare bene le gocce
1, 2, 3 ...
Se ne metto troppe poi sarà di nuovo un disastro.
Ho già assaporato questo boccone amaro
E speravo che questa volta ne meritassi uno di ambrosia.
Ma Plutone è stato implacabile: 
solo papaveri rossi nel tuo giardino, 
perché tu possa continuare a dimenticare.
Ho ballato sul quarto di luna e la mia pelle era argentata. 
Nell'ombra mi dicevi che ero bella, sfiorando rubini che solo tu sapevi di poter ammirare.
A te poi piacciono molto le gemme, come l'ambra in fondo ai miei occhi 
e le tue dita la racchiudevano, come uno scrigno segreto, 
ma con delle crepe di cui non sappiamo il perché.
La luna è tramontata ormai.
Vedo la marea lambirmi ancora queste nuove piccole ferite.
La filigrana mi ha tagliato, io non ero attenta, 
pensavo fosse malleabile sulle corde del mio cuore, 
come un unguento pacificatore.
Vedevo più riflessi di quanti in realtà ne possieda 
e pensavo che la mia pelle fosse il suo nido.
Ne conservo ancora un piccolo foglio sotto il cuscino
anche se l'ho sepolto in una tomba di coperte.

domenica 28 aprile 2013

- Domenica Gotika -





La luna argentea ormai alzata

mi sentivo un po' spaesata


affranta ricercavo


un sollazzo delicato.


Il gran dragone,


che in mio aiuto venne,


mi prese il posteriore;


all'inizio mi stupii


dicevo ahì ahì


ma all'alba,


apollo ormai nato,


me ne andai soddisfatta 


con il deretano spanato.

mercoledì 10 aprile 2013

- Eyelid -




Eravamo in cima ad un' alta collina fatta di piccole terrazze di marmo bianco.
Sotto di noi il mare blu.

Giù era così buio. Volevo solo tornare a casa.
Cadde la pioggia e mi nascose le lacrime.
Non mi sentivo più le gambe.
Avevo così paura di poter scivolare. 

Poi una campana suonò, per 8 volte.
Dicevo: alla nona mi abbraccerai, sicuro, e smetterò di tremare.

Ma tu eri così paralizzato dal vuoto che non riuscivi ad allungare nemmeno una mano.
Mi dicevi: non vedi questo buco che ho qui nel petto? 

Posso riempirlo solo di pioggia ed aspettare un esorcismo che la faccia evaporare di nuovo.
Tira i dadi, dicevi.
Tira i dadi, forse avrai fortuna e io starò bene.

Ma ora cosa sono? Una statua del tuo labirinto, immobile e nascosta dall'edera?
Ti basterebbe solo scostare un po' le foglie e troveresti una luce, tra le mie crepe di amarezza.
Ma capisco che sia molto più semplice trovare nuovi materiali e forgiare una nuova figura, 

ricordando solo i miei difetti.
Io li tiro i dadi. Speriamo esca 12.

sabato 30 marzo 2013

- Arno -



Un treno parte e un altro resta.
Io sono stanca e continuo a guardare i visi e le mani che si sfiorano.

Siamo in ritardo, una bambina piange, il vento è troppo freddo.
Però voglio continuare ad aspettare, senza un fazzoletto bianco in mano.

Ora dimmi se seguendo i binari tornerò mai a casa, se sono come i fiumi,
o se queste impronte che lascio svaniranno senza che tu le ricalchi.
Il mondo è ancora troppo freddo, mi sgretola come una bambola di porcellana.
E se non riuscissi rimettermi in piedi?
Se il pavimento si svuotasse e dovessi fronteggiare un abisso nero?
Ci sarebbero le tue radici a trattenermi o bruceresti al mio tocco?
L'ultima volta il tuo bacio sapeva di fragole e sangue

e io non so cosa scegliere tra le sfumature del porpora.

martedì 26 marzo 2013

Glossolalia




I am a stranger
Lurking alone in my own vicious wilderness
While the meat in my chest
Squeezes and teases a hulking hunger
Groping in motion
Balance is but a shimmering notion
And lurching compelled
My soul in its special hell of wet mortal limits
Perpetually thirsting

But i bask in a beautiful byproduct
From twisting torque of dichotomy
What my eyes do see
In this spilling, dead wicked desert
It dances
Born of babble
Is now raison d'etre for the rabble
I sing my soul
With tongue
A sword in the sunlight
Thrashing and flashing
Glossolalia


- Vic Chesnutt 


lunedì 18 marzo 2013

- You fell in love with a dead girl -



Ultimamente mi domando come sarebbe se attraversassi la strada senza guardare.
Oh, credo che mi ritroverei ben presto nell' oblio che non smetto mai di cercare.
Dovrei forse iniziare a prendere il tè con le amiche esattamente alle 5?
Probabilmente ciò che mi serve è un po' di sana vecchiaia.
Ma Clarissa ha poi finito di costruire la sua prigione con quei benedetti fiori?
No, perché altrimenti io conosco bene la ricetta.
E' facile seppellirsi.
E incrociare le braccia al petto, come uno scudo che soffoca, più che proteggere.
Ma se mi fermassi al centro della strada?
Quanto dovrei aspettare?
Avrei tempo di guardare il cielo oltre questi palazzi che somigliano a delle montagne ancestrali?
Sicuramente sentirei l'odore dei fiori, quindi perché essere triste?
Non vedrei più quel fantasma in fondo al mio letto
e la mia storia si muterebbe in qualcosa di emozionante.
Diventerei un corpo interessante, pieno di vita.
Dai, ci possiamo provare.

Ah però volevo dire che una cosa preziosa ce l'ho pure io.
Sono sempre stata una collezionista, perché sto molto attenta ai dettagli.
Anche se le cose perse ho smesso di contarle.
Non volevo perdere niente questa volta.
Allora sai che ho fatto? Ho preso un vasetto, di quelli semplici, da marmellata.
L'ho tenuto stretto tra le mani, ci ho soffiato dentro e ci ho raccolto tutte le cose che mi hai detto.
Volevo essere di nuovo una bambina e avere un tesoro tutto mio.
E la notte, quando avevo paura, lo mettevo accanto al cuscino e c'erano lucciole racchiuse e tutto passava.
Lo donerò al mare.
Ci sarà sicuramente qualcuno a raccoglierlo.
Ora vado, che il giorno sta finendo.
E devo prendere il mio tè.

http://www.youtube.com/watch?v=WyGmGRNO37Y

- Black Melt -


Un bicchiere di amaro, prego.
La circostanza mi sta soffocando
e non mi ricordo perché sono qui.
Probabilmente sogno troppo spesso

mani intrecciate come nidi di rondine.
Ma mi dica, mi dica

Lei giace spesso accanto a corpi perduti?
Ma ne sente le cicatrici?
No, perché, le spiego,

io ho un problema. Forse serio.
Non riesco a dimenticare le epidermidi che ho sfiorato.
Sento le loro impronte di fuoco su di me.
Lei ha una soluzione?
Intanto mi dia questo bicchiere di amaro, per cortesia.
Ho bisogno di sentire lo stomaco riempito di qualcosa.
Che sia liquido, che sia solido.
Che sia amore, che sia odio.
Insomma, Le dicevo.
Ho questo problema.
Ho assaggiato il suo sudore, mi capisce?
E' un veleno che mi consuma.
Ma al quale non riesco a rinunciare.
E ricordo di quando inarcavo la schiena
per sentire ancora più dentro la sua presenza.
Non ne ho mai abbastanza.
Mi capisce? Ma mi sta ascoltando?
Ottimo, mi dia un altro bicchiere di amaro.
Sa, delle volte mi piace stare col viso a terra
aspettando il suo abbraccio intorno ai fianchi
e il suo respiro pieno d'affanno
proprio qui, vede?, dietro la nuca.
Mi piace diventare una schiava dallo sguardo prepotente,
perché ho una bocca fatta di petali di rosa.
Sono una bestia, secondo Lei?
Mi dica se sono un animale, se incuto timore.
Mi dica se il mio cuore è di pietra e se è solo carne ciò che cerco.
Questo amaro, è proprio buono, sa?
Se annego, non mi salvi, che tanto non vedo la luce del mattino.
Perché se sono un errore, è bene che la mia figura si annebbi
senza più contorni.
Già sento le sirene chiamarmi e,

come Lei ben sa,
io non so resistere alle tentazioni.




sabato 9 marzo 2013

- 23 -



A little moment of wonder
It seems that I know your face
But my eyes are a sea of mist
You blur, hope it's not a deceit
Is your heart still beating?
May I follow it?
Its sound is like home to me
It's like the breeze,
Dries the tears upon my cheek
Although my irises bleed
I'll recognize your lines
I'll draw them with my hands

Let me die in your embrace
This cold I feel will be no more
I'll stroke you with my lips
I'll taste you gently
Fluids dance like golden faires
Tongues are prurient snakes
They hiss around bloomed roses
And make us sigh all at once
Then darkness just disappear
But only when
Only when you are with me
Only the water
Will remain
Only in water
We will meet again

lunedì 25 febbraio 2013

- New Candles -


Sono sempre stata una ragazzina cagionevole.
Non potevo mettere un piede fuori casa senza buscare un raffreddore.
Una volta, dopo aver preso la varicella, mia madre mi costrinse a tagliarmi i capelli.
Avevo lunghi capelli castani, dai riflessi rossi.

Mia madre me li recise poco sotto la nuca, lasciandomi scoperto il collo.
" Devi imparare a convivere con le tue cicatrici ", mi disse.
Ma io non capivo e mi misi solo a piangere come una fontana per il tesoro perso.
Contavo già le prese in giro sulle dita delle mani e dei piedi.
Un po' come quando tornai a scuola dopo quasi un mese di assenza per una polmonite.
Smagrita e pallida, mi aggiravo per i corridoi della mia scuola elementare.
Mia madre mi aveva messo un vestitino giallo e un cappellino di paglia.
Mi sentivo a metà tra un fantasma e un pagliaccio, un ossimoro che camminava.

Fissavo le fessure delle mattonelle per non incrociare gli sguardi di scherno degli altri.
Delle volte i bambini sanno essere davvero cattivi, ti fanno sentire come uno scherzo della natura destinato a rimanere sempre così, l'eterno scansato.

L'unico pensiero che mi rasserenava in quella brutta giornata era che avrei rivisto mio nonno dopo un sacco di tempo.
Mi venne a prendere con la sua Uno bianca un po' spompata.
Mio nonno guidava come un corridore, però con coscienza.
Era un po' matto mio nonno, ma lo adoravo per questo.
Sapete, pur avendo assaggiato la fame più amara e i momenti più difficili aveva insita in sè una sorta di regalità innata, che lo racchiudeva in una sfera di dignità che pochi possiedono.
Ecco. Mio nonno era come un principe vestito da pescatore. 

Ed era la persona che riusciva a darmi conforto anche nei momenti peggiori della mia natura di bambina spaventata.
Mi ricordo ancora di quando mi portava in riva il lago sulla sua bicicletta rosa e celeste.
Quei pomeriggi d'autunno in cui già mettevo il cappottino cucitomi dalla nonna, con il vento però ancora non troppo tagliente e le foglie di quei colori così caldi che i raggi del tramonto sembravano trasformare in piccole fiamme volanti.
Tutti in paese ci riconoscevano, in quei lunghi giri pomeridiani: ci sentivano arrivare già a un chilometro di distanza.
Sentivano arrivare la mia voce, in realtà.
Sì perché, non appena il nonno mi metteva sul seggiolino sul manubrio e iniziava a pedalare, io iniziavo a cantare. E cantavo e cantavo, per una, due ore, mentre il nonno rideva e faceva finta di essere il mio cavaliere e io la sua principessa.
Non c'era paura, in quei momenti.
Le cose correvano veloci sotto i miei occhi, una scia indistinta di colori e forme.
I visi della gente erano maschere confuse che scomparivano nel vento e io vedevo solo il sentiero acciottolato e sentivo solo il profumo della brillantina del nonno e la sua voce radiosa, che, sapevo, non mi avrebbe mai lasciato.
In uno di quei pomeriggi d'autunno andammo a passeggiare ai giardini.
C'era poca gente, perché il freddo iniziava a pungere fino le ossa.
Una nebbiolina leggera copriva il sole e rendeva il tutto ancora più ermo e onirico.
Trovai comunque dei bambini che giocavano e il nonno lasciò che mi unissi a loro.
Il gioco era il tiro alla corda, ma uno di loro tirò troppo ed io, che ero la prima dell'altra fila, mi ferii entrambi i palmi.
Era come avere il fuoco tra le mani. 

Mi guardai e notai le goccioline di sangue scendere dalle linee della vita fino i polsi.
Non era grave, ma sapete, una bambina di 8 anni si spaventa facilmente.
Corsi dal nonno, paonazza dal pianto. Lui mi caricò tra le sue braccia e mi portò a casa.
" Ora ti farò un impacco magico, tesoro del mio cuore, e vedrai che domani starai già meglio ".
Mi raccontò di quando era marinaio, di quando, con i compagni di nave, dovevano intrecciare, annodare, tirare corde su corde, e capitava molte volte di ferirsi; ma con la "crema di mare" tornava tutto a posto.
Mi spalmò sulle mani il preparato e poi mi fasciò con cura, cantando una vecchia canzone che aveva imparato in Grecia.
Mi dette un bacio e mi fece dire una preghiera, affinché la guarigione fosse più repentina.
Sembravo una piccola martire nel lungo cammino della sofferenza, ma guarii, eccome.

Sapete ogni tanto, soprappensiero, torno a questi momenti. 

Accade per caso, neanche ci faccio caso.
Ma all'improvviso mi ritrovo in una corrente di ricordi e riesco ancora a sentire il peso della sua mano sulle spalle le volte in cui mi sentivo triste e senza una via di uscita.
E mi sembra ancora di avvertire il suo passo nell'androne delle scale e il suo burbero borbottio.
E penso che pure adesso che non sono più quella bambina dalle mani fasciate, avrei bisogno del suo abbraccio.  

sabato 23 febbraio 2013

- Sober -



Mi sembra di conoscere il tuo viso.
Ma i miei occhi sono un mare di nebbia

e ti confondi nel petrolio delle mie pupille.
Questo velo che mi acceca 
è un tulle nero,
fatto di tuono e gelo.
Ma pur sanguinando le mie iridi,
riconoscerò i tuoi contorni 
e li sfiorerò con le mani,
passerò i miei palmi sulle tue spalle

e li avvicinerò sul tuo petto,
ad ascoltare il ritmo cadenzato del tuo battito.
Disegnerò con le mie labbra il tuo profilo,
fino a sentire il tuo sapore,
che è il pharmakon del mio cuore. 


sabato 16 febbraio 2013

Der Steppenwolf




Io lupo della steppa trotto solo
solo, nel mondo ormai di neve bianco...
Dalla betulla scende un corvo stanco,
ma non vedo una lepre, un capriolo!
Oh come voglio bene ai caprioli!
Poterne trovar uno, oh bella cosa!
Vi affonderei la bocca mia bramosa:
non v'è nulla che tanto mi consoli.
E con amor e affezion sincera,
delle tenere carni farei strazio,
finché di sangue veramente sazio
a urlare andrei dentro la notte nera.
Anche una lepre basterebbe, via!
Dolce ha la carne pel mio gusto bruto...
Possibile che tutto abbia perduto
quel che abbelliva un dì la vita mia?
È grigio ormai della mia coda il pelo,
e già la vista mi s'annebbia e oscura,
sono anni che mia moglie è in sepoltura,
ed una lepre, un capriolo anelo.
Vado a caccia di lepri, trotto e sogno
all'invernale sibilo del vento,
e ingozzo neve, neve, finché ho spento
la mia sete, e do l'anima al demonio.


da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-36540>

mercoledì 13 febbraio 2013

- Non voglio mangiarmi le unghie -




Dita storte come i rami di una quercia.
Ma oggi prendo forma di
un salice piangente.
Solo il vento rivela la mia struttura,

che io vado sempre nascondendo.
Non voglio rivelarmi ai più,
ma solo a colui che
verrà a sedersi tra le mie fronde
in riva al lago.
Deve essere un uomo pensieroso,
un modello di Rodin,
i cui giudizi si rivolgono spesso
a se medesimo.
Si sente un parassita della Madre Terra.

E' strattonato tra due nature,
che pensa siano le uniche che racchiude.
Non e' cosciente di aver dentro di sé
un universo intero,
un cosmo caotico di proiezioni e sogni,
un insieme di forme contrastanti 
che formano un essere straordinario.
Un uomo.
Quando si accorgerà di essere un Tutto,

di avere le braccia abbastanza grandi
per accogliere ogni particella del suo Io,
mi libererò della mia gabbia putrefatta
e accoglierò la sua testa sul mio petto.
Perché come accetterà la sua molteplicità,

io lo amerò così come è.


domenica 10 febbraio 2013

- Domenica Mattina -



Domenica mattina.
Mi sveglio sotto
raggi di sole
che sanno di zucchero
come oro colato.
Apro gli occhi
lentamente
immaginando il tuo profumo,
o re, che il sonno ha baciato.
Spalanco la bocca
per bere l'ossigeno
delle nuvole candide
venute dal nord.
Domenica mattina,
mi sento un po'
occlusa.
Forse i venti dell'arte
non mi fan più

loro musa
Ah no,
è solo uno stronzo
che non vuole uscire dal culo.
Sono delusa,

ahimè.

venerdì 8 febbraio 2013

- La Freccia di Apollo -



C'è un modo per darti sollievo?

potrei tamponarti gli occhi con le labbra,
per berne la parte amara

con una spina potrei pungermi un dito
e farti un disegno col sangue stilato

potrei raccogliere in un'ampolla il mio respiro
per quando il mondo preme sul tuo costato

potrei cantarti una ninna nanna nell'orecchio,
come un mantra,
per debellare il tuo sonno agitato

C'è un modo per darmi sollievo?

potresti sciogliere questo nodo nel mio stomaco

dirmi cosa sono
e se senti calore.

potresti abbracciarmi nel cuore della notte
e dirmi che i mostri non mi mangeranno,
là fuori.

ma mi basterebbe anche solo una favola prima di dormire
e un bacio sulla fronte.



mercoledì 6 febbraio 2013

Sunny Day




Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di già si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando

Demoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano di già si è ritirato il mare
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde son rimaste
Demoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per annegarmi.

- J. Prévert






lunedì 4 febbraio 2013

- Il Silenzio di L. -



Mio Caro,

è sempre più difficile poter scrivere qualcosa che non sia banale, di questi tempi.
Ormai è stato tutto detto e ogni emozione già provata ed espressa, e sembra che la regola per comunicare un sentimento vero sia quella di addobbare il discorso di parole pesanti, ricercate, ma che spesso, nella loro bellezza fonica, sono solo uno scudo dietro al quale si nasconde un'aridità intellettuale.
Ti scrivo qui, anche se, te lo volevo proprio dire, mi manca la carta e l'inchiostro.
Il profumo dei fogli, lo sdrucciolio della penna tra le impercettibili increspature cartacee, le macchie di inchiostro non programmate e pure il piccolo callo che consegue sul dito.
C'è tutto un romanticismo nella piegatura della lettera e nel posizionare il francobollo, fino alla scrittura dell'indirizzo.

E' un'epoca passata di attesa e cuore in gola, di inchiostri sciolti per le lacrime cadute o di stropicciature non volute per la contentezza di vedere la grafia dell'altro.
Ormai ci tocca la spersonalizzazione di noi stessi, fatta di scritture pre-impostate e schermi piatti.
Sai che conservo gelosamente le lettere che si scrivevano i miei nonni in tempo di guerra.
E conservo pure gelosamente i bigliettini dei natali e dei compleanni che mi scrivevano quando ero piccola. E' come conservare una parte della loro anima. E' meglio di una fotografia, perché è qualcosa scaturito dalla loro mano e dalla loro personalità, che, in quel momento, si rivolgeva direttamente a me.

E' come inscatolare per sempre un pensiero, perché viva, sempre, accanto a te.
Per questo la mia dedica cerca di essere costante, perché è come se ti donassi ogni volta una piccola parte di me.
Quella che riesce a dire tutto, senza vergogna o limiti.

E quella che rimane.
Sai Mio Caro, ti stavo pensando, prima.
In realtà ti penso spesso, forse troppo.
Però non ne posso fare a meno.
Certe volte cerco di distaccarmi dalla cosa, darmi dei limiti ragionevoli.
Ma non mi è possibile.
Sono affamata.
Sento un continuo vuoto nello stomaco che non riesco a colmare se non quando mi accarezzi il viso o se non quando ti scorgo da lontano, ma rimango ferma, ad aspettarti.
Anche solo osservarti è per me un conforto.
E' come uno che si costringe al digiuno: quelle piccole concessioni che si dà sono attimi densi, pieni, liquidi al tempo stesso, in cui la felicità lo investe e non pensa più al domani.

Mio Caro, 
io di te desidero tutto e continuamente.
Io ti voglio quando mi stringi la mano al pub, quando mi scrocchi la sigaretta, quando mi pizzichi il naso, quando passi il dito sulle mie sopracciglia a formare archi infiniti, quando mi racconti dei tuoi amici, dei tuoi problemi, dei tuoi dolori, quando mi stringi, quando ti sento tra le mie gambe, quando sei dentro di me.
Ti voglio quando ridi e quando te ne vai, la notte alle 3 e il giorno alle 2, quando mi manca il respiro perché sono troppo lontana per poterti stringere a me, per poterti sentire sussurarmi nell'orecchio o passare le mani sulla tua pelle profumata.

Vorrei darti sempre piacere, che sia con la mente o con la bocca.
Vorrei essere per te un mantello con cui ripararti dal freddo che senti sempre, avvolgermi intorno al tuo cuore e stringerlo senza fargli male.
Mi fai sentire sospesa in una dimensione in cui il tempo è assente e tu per me non hai età, sei bello e saggio medesimamente. Un uomo vincente e un bambino spaventato.
Amo la tua umiltà e la tua pazienza, il tuo porti sullo stesso piano degli altri, cercando di comprendere sempre tutti.
Ti ammiro per come sei, perché sei più di quanto immagini.

Mio Caro, 
ho sempre paura che mi trovi impacciata, non all'altezza delle cose più semplici.
Che mi trovi fredda o troppo sensibile.
E' che delle volte mi sento come una bambina bruttina e incapace. Sempre fuori luogo, anche nel calciare un pallone o nell'alzare un po' lo sguardo verso chi la circonda.
O nel dire una vocale, semplicemente.
Ma crescerò.

Mio Caro,
immagino che questa sia l'ennesima lettera dell'ennesima fiamma affascinata dal bel tuo canto.
Probabilmente la leggerai con un sorriso sulle labbra.
Ma di sicuro non desidererei intristirti.

Prendila come un appunto delle cose da sapere, un caro diario di una dodicenne che non riesce a spiccicar verbo davanti al ragazzetto che le piace, desiderando ardentemente un bacio prima di prendere il treno.
Perché mi hanno insegnato solo a scrivere.
E null'altro.

domenica 3 febbraio 2013

- Vivienne's Vision -



Ho stretto
le mani
sulla brezza
mattutina
e,
ribelle,
mi tagliò
una guancia.

Ho appoggiato
il mio corpo 
nudo
su un monolite
di pietra blu
e
il suo gelo
arrivò
fino al mio cuore.

Ho sognato
di esser dea,
artefice
di ogni forma,
ma
la mia immagine è 
imperfetta,
e latte amaro
è il nutrimento
che porgo.

Ma se chiudo 

gli occhi
torno bambina,
se chiudo 

gli occhi
tornerà il profumo
della lavanda.



Ungarettiana




Quando
mi morirà
questa notte
e come un altro
potrò guardarla
e mi addormenterò
al fruscio
delle onde
che finiscono
di avvoltolarsi
alla cinta di gaggie
della mia casa

Quando mi risveglierò
nel tuo corpo
che si modula
come la voce dell'usignolo

Si estenua
come il colore
rilucente
del grano maturo

Nella trasparenza
dell'acqua
l'oro velino
della tua pelle
si brinerà di moro

Librata 
dalle lastre
squillanti
dell'aria sarai
come una 
pantera

Ai tagli
mobili
dell'ombra
ti sfoglierai

Ruggendo
muta in
quella polvere
mi soffocherai

Poi
socchiuderai le palpebre

Vedremo il nostro amore reclinarsi
come sera

Poi vedrò
rasserenato
nell'orizzonte di bitume

delle tue iridi morirmi
le pupille

Ora
il sereno è chiuso
come
a quest'ora
nel mio paese d'Affrica
i gelsumini

Ho perso il sonno

Oscillo
al canto d'una strada
come una lucciola

Mi morirà
questa notte?